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Editoriali

HiFi oggi e ai tempi del vinile

Di MM/C.AI

Mi trovavo l’altro giorno nel mio studio, immerso in quell’atmosfera quasi mistica che si crea quando si ascolta musica di qualità, quando mi sono reso conto che stavo saltellando da una playlist all’altra di Spotify come un’ape impazzita tra i fiori. Mi sono fermato, ho fatto un respiro profondo, e ho guardato il giradischi che riposa silenzioso in un angolo della stanza, testimone di un’epoca in cui l’ascolto della musica era un rituale che richiedeva tempo e dedizione.

Il rito dell’ascolto

Ricordo ancora quando, negli anni ’70, acquistai il mio primo impianto hi-fi di una certa importanza: un giradischi Thorens TD-160, un amplificatore Pioneer e due enormi casse acoustic Research. L’installazione fu un’avventura: bisognava posizionare il giradischi perfettamente in piano, regolare il peso della testina con una bilancina di precisione, verificare l’anti-skating… Era come preparare un altare per officiare il rito dell’ascolto.

Oggi invece basta dire “Alexa, riproduci…” e la musica riempie istantaneamente la stanza. Ma siamo sicuri che sia la stessa cosa?

Due mondi, due filosofie

L’analogico e il digitale sono due universi paralleli, ognuno con le sue peculiarità. Nel mondo analogico, il suono viene catturato da onde continue, come le onde del mare che si infrangono sulla spiaggia. Nel digitale, invece, queste onde vengono “fotografate” migliaia di volte al secondo e trasformate in numeri. È come se da una parte avessimo un dipinto ad olio, dall’altra un’immagine digitale ad altissima risoluzione.

Ma attenzione: non cadete nella trappola di chi vi dice che uno è meglio dell’altro. È come confrontare il profumo di una rosa vera con quello di un’essenza di laboratorio perfettamente ricreata: possono essere entrambi meravigliosi, ma sono esperienze diverse.

La magia del vinile

Chi non ha mai provato l’emozione di estrarre un LP dalla sua custodia, soffiare via la polvere invisibile, e posarlo delicatamente sul piatto? È un rituale che richiede attenzione, cura, rispetto. Il vinile ti costringe a fermarti, ad ascoltare l’album dall’inizio alla fine, a girare il disco a metà strada. Ti fa scoprire quelle tracce nascoste che forse avresti saltato in digitale.

E poi c’è quel fruscio caratteristico, quel leggero crepitio che alcuni considerano un difetto, ma che in realtà è come il respiro della musica. È come il rumore del mare in una conchiglia: tecnicamente è un’imperfezione, ma prova a immaginare una conchiglia completamente silenziosa…

La rivoluzione digitale

D’altra parte, il digitale ci ha regalato possibilità che prima erano impensabili. Ho qui davanti a me uno smartphone che contiene più musica di quanto ne potessi conservare in tutto il mio appartamento negli anni ’80. La qualità? Eccellente, se si sa cosa cercare. Un file FLAC ben masterizzato, riprodotto attraverso un DAC di qualità, può regalare emozioni indimenticabili.

E non dimentichiamoci della comodità: poter passare istantaneamente da un brano di Miles Davis a una sinfonia di Mahler, poter creare playlist personalizzate, scoprire nuovi artisti attraverso gli algoritmi di raccomandazione… Sono vantaggi che non possiamo ignorare.

La convivenza possibile

Nella mia casa, analogico e digitale convivono pacificamente. Ci sono momenti in cui voglio perdermi nel rituale del vinile, assaporare la musica come si assapora un buon vino d’annata. E ci sono momenti in cui apprezzo la libertà di saltare da un brano all’altro, di esplorare nuove sonorità con un semplice tocco sullo schermo.

Non è una questione di meglio o peggio, ma di diversità di esperienze. È come avere a disposizione sia una Rolls Royce d’epoca che una Tesla ultimo modello: ognuna ha il suo fascino, ognuna ha il suo momento ideale.

Un invito all’ascolto consapevole

Se c’è un consiglio che mi sento di dare, è quello di provare entrambe le esperienze. Se siete cresciuti nell’era digitale, cercate di procurarvi un giradischi (non necessariamente costoso) e qualche vinile. Dedicategli del tempo, scoprite il piacere dell’ascolto “lento”.

Se invece siete affezionati al vinile, non disdegnate le possibilità offerte dal digitale. Esplorate le nuove frontiere dell’alta risoluzione, le potenzialità dello streaming di qualità.

La vera magia della musica sta nella sua capacità di emozionarci, indipendentemente dal supporto su cui viene registrata. L’importante è mantenere viva quella scintilla di meraviglia che si accende quando un suono ci tocca l’anima.

E ricordatevi: non esistono verità assolute in questo campo. Fidatevi del vostro orecchio, delle vostre emozioni. La migliore musica è quella che vi fa stare bene, che sia incisa su un disco di vinile o codificata in una sequenza di zero e uno.

Come diceva il grande Glenn Gould: “Lo scopo dell’arte non è la ricerca della verità, ma la creazione di illusioni belle”. E in fondo, sia l’analogico che il digitale sono due modi diversi di creare la stessa meravigliosa illusione: quella di portare la musica nelle nostre vite.